giovedì 30 novembre 2023

Ex Tempore

Esercitazione Ex Tempore

Seguendo il masterplan dell'Arch. Viganò, i campi individuati grazie alle tessiture del MAXXI, ho sviluppato in 4 ore la mia idea della Fondazione 456, un edificio polifunzionale contenente la banca del futuro, un auditorium e un centro per arti moderne, architettura e design italiano. 


I tre edifici, seppur diversi, hanno lo stesso linguaggio e derivano dal mio imprinting con il mare.


Il masterplan: spazi aperti, percorsi, edifici


Gli strumenti


Il programma



L'imprinting




L'idea iniziale

mercoledì 22 novembre 2023

Scacchiera e Bang

 


L'opera di MVRDV simboleggia la svolta significativa dell'architettura olandese nell'ultimo decennio del secolo scorso, guidata da cambiamenti economici, sociali, politici e ideologici. Questa trasformazione riflette una nuova forma di democrazia con coinvolgimento cittadino e un impatto delle moderne reti di comunicazione. Il sociologo Ulrich Beck identifica questo passaggio da una "prima modernità" basata sulla nazione-stato a una "seconda modernità" che cerca spazi più ampi, ridefinendo concetti di architettura e urbanistica.

Questa evoluzione teorica si traduce in cambiamenti concreti nel profilo delle città e nel paesaggio urbano olandese. Giovani architetti, tra cui MVRDV, UN Studio e altri, emergono come protagonisti di un'architettura "antidogmatica" e innovativa. Rem Koolhaas gioca un ruolo chiave nel dirigere l'attenzione internazionale su questa nuova produzione architettonica, influenzando la critica e il pubblico.

Il rinnovamento del linguaggio architettonico inizia negli anni '90 con eventi come il simposio di Koolhaas a Delft e la partecipazione olandese alla Biennale di Venezia. Questi eventi alimentano una consapevolezza critica della crisi di valori e la necessità di alternative alla tradizione moderna. La definizione culturale di "Modernism without Dogma" emerge come risposta a una visione tradizionalista. La giovane generazione di architetti olandesi interpreta liberamente il modernismo, risultando in un'architettura inventiva, priva di dogmi e ricca formalmente.


Gli anni della formazione


Winy Maas, Jacob van Rijs e Natalie de Vries si laureano presso l'Università di Tecnologia di Delft nel 1990. Dopo aver collaborato con importanti studi d'architettura europei, nel 1991 partecipano e vincono il primo premio al concorso Europan 2, proponendo un intervento di riqualificazione di un quartiere berlinese del XIX secolo. Questo successo segna l'inizio del loro percorso come gruppo MVRDV, acronimo derivato dai loro nomi.

Il periodo formativo del gruppo è fortemente influenzato dalla collaborazione con studi come Martinez Lapeña & Torres a Barcellona, Mecanoo a Delft e soprattutto, OMA a Rotterdam. Essi collegano le loro esperienze a OMA con concetti come la cultura libraria, l'uso di differenti collaboratori, e l'importanza della comunicazione in architettura. La comunicazione, secondo loro, accelera il pensiero e apre diverse possibilità attraverso l'uso di media diversificati.

Koolhaas gioca un ruolo chiave nel periodo formativo del gruppo, offrendo un approccio teorico e analitico alla metropoli contemporanea. Koolhaas vede la città come un insieme disordinato di forze contrapposte, dove l'armonia è assente e ogni parte è diversa dalle altre. La risposta progettuale proposta è il costante tentativo di superare le discordanze, creando nuovi sistemi di connessioni logiche tra specificità architettonica e instabilità programmatica.

Il concetto di Koolhaas è di aderire il più possibile alla realtà, senza preconcetti morali, e di investigare le dinamiche interne della città, comprese le antinomie e gli aspetti banali. Questo approccio permette un intenso scambio con il contesto, fondamentale per comprendere, migliorare o modificare il progetto.

Il gruppo MVRDV riconosce l'influenza di Koolhaas nel loro percorso, specialmente nella lettura della metropoli e nell'approccio antidogmatico. La fresh generation olandese, e in particolare MVRDV, estende le potenzialità di questa posizione ideologica e progettuale, esplorando nuove ipotesi e sentieri conoscitivi/ideativi.

Il metodo di lavoro di MVRDV si basa sull'applicazione del datascape, definito come "pragmatismo sublimato", con riferimenti ancora una volta a OMA. Winy Maas, già durante la sua collaborazione con Koolhaas, dimostra un'abilità particolare nello sviluppare complessi diagrammi e strategie progettuali.

Il datascape di MVRDV sospende l'essenza dell'intuizione artistica, ma con una notevole libertà decisionale nella manipolazione dei dati. Il gruppo adotta un approccio inclusivo, raccogliendo un'enorme quantità di informazioni durante la ricerca estensiva e interpretando selettivamente questi dati nella fase progettuale.

L'uso generalizzato dei dati diventa il fondamento per la creazione di complessi diagrammi, grafici informativi e rappresentazioni tridimensionali. La creatività di MVRDV non si esprime come l'invenzione di nuove forme, ma come l'indagine e il riesame dei vincoli esistenti.

I progetti iniziali di MVRDV si distinguono per la trasformazione singolare e iconica dei rispettivi programmi, affrontando temi urgenti come la "congestione". Il loro approccio progettuale antidogmatico fornisce risposte concrete e sorprendenti, liberando la creatività da preconcetti.

La chiarezza del processo progettuale di MVRDV è evidenziata dalle tavole diagrammatiche che spiegano la logica del percorso ideativo senza svelare completamente il segreto dei progetti. Il datascape viene considerato uno strumento per identificare "campi gravitazionali" nell'apparente caos dello sviluppo urbano, consentendo un controllo attivo sulle normative che governano la prassi progettuale. Questo approccio permette di analizzare e discutere le restrizioni imposte dalla società, dalle regole o dalle leggi, portandole alla luce attraverso una metodologia di progettazione basata sull'uso della tecnica e sull'osservazione attenta del contesto.


THE IMPRINT

Il progetto 

"The Imprint" di MVRDV, una struttura di intrattenimento a doppia identità, costituisce il cuore pulsante di un nuovissimo centro turistico a Seoul, in Corea del Sud. I due edifici gemelli, noti come "Wonderbox" e "Nightclub", condividono un linguaggio architettonico unico. Un'elegante macchia dorata, che fluttua sopra l'edificio, segna con fierezza l'ingresso del Nightclub e definisce lo spazio della piazza antistante.

Il concept alla base del design di "The Imprint" scaturisce da una domanda essenziale: è possibile concepire una facciata che interagisca con l'ambiente circostante anche in assenza di aperture finestrate?

Il progetto raggiunge tale scopo riflettendo le facciate degli edifici circostanti nell'insieme, come se fossero "drappeggiate" sopra le forme semplici della costruzione, creando un effetto di ombra e un motivo rilevato simile a un disegno inciso.


"Posizionando, in un certo senso, gli edifici circostanti nelle facciate dei nostri edifici e nella piazza centrale, stabiliamo un collegamento tangibile tra The Imprint e i suoi dintorni", afferma Winy Maas, Preside e Co-fondatore di MVRDV. "Ciò assicura coerenza. Paradise City non è una serie di oggetti singoli come Las Vegas, ma bensì una vera e propria città."


Per ottenere l'effetto desiderato delle facciate degli edifici circostanti, la struttura di The Imprint è composta da pannelli di cemento rinforzato con fibra di vetro. Considerando che molti dei 3.869 pannelli sono unici, la realizzazione ha richiesto la creazione di stampi individuali basati sui file di modellazione 3D forniti da MVRDV durante la fase di progettazione. Dopo l'installazione, questi pannelli sono stati dipinti di bianco per accentuare il rilievo nel design.

La presenza della macchia dorata emerge come l'elemento più distintivo e affascinante del progetto, catturando l'attenzione dei passeggeri in arrivo all'aeroporto di Incheon. L'effetto dorato si ottiene in modo semplice, sostituendo la vernice bianca con una dorata, e viene enfatizzato grazie all'illuminazione notturna delle facciate: mentre la parte principale della facciata è illuminata dal basso, la macchia dorata è risaltata da un'illuminazione proveniente dall'alto. Winy Maas commenta, "Abbiamo praticamente spruzzato d'oro questo edificio vergine. Ciò crea l'illusione che l'ingresso sia baciato dal sole anche durante le ore notturne, accogliendo i passeggeri in arrivo con un benvenuto luminoso sopra l'oceano."

Le entrate, dove le facciate si sollevano come tende svelando soffitti specchiati e pavimenti in vetro, irradiano un senso di emozione che si svela all'interno. "La riflessione e la teatralità si fondono armoniosamente," conclude Maas. "Con il nostro design, dopo le esuberanze notturne, durante il giorno si instaura un silenzio quasi zen. Penso che Giorgio de Chirico avrebbe desiderato dipingerlo."


La scacchiera

Alla base dell'ideazione dei "pezzi" della scacchiera vi è uno dei processi da cui nascono la maggior parte dei progetti di MVRDV: Comunicare, Connettere, Estrudere, Ruotare, Appendere, Sollevare.


Ho quindi ipotizzato di lavorare con MVRDV e sulla base di queste indicazioni e sul loro processo creativo, sviluppare il progetto. Di conseguenza, il primo elemento deriva dalla macchia d'orata, ora recisa al corpo principale che  origina un secondo elemento interessante, ho quindi riproposto il drappeggio degli edifici all'interno.Il terzo e quarto pezzo della scacchiera, sono il risultato della sottrazione di un volume centrale.




Con questi quattro semplici pezzi è stato possibile immaginare tre architetture differenti, pensando e ipotizzando immedesimarsi in altri architetti.
















mercoledì 15 novembre 2023

Scacchiera e Bang - La scelta degli Architetti e delle architetture

 BANG E SCACCHIERA

Cerchiamo di capire cosa si intende con Bang e Scacchiera attraverso la ricerca di architetture ed architetti a me affine, sia per programma architettonico, che per forma o per gusto personale. 

Il fine è quello di creare un modello scomponibile e cercare possibili combinazioni sulla base della nostra percezione e idea personale.

Ho scelto Toyo Ito per la sua ricerca di un collegamento tra architettura, natura e uomo;

Rem Koolhas ha destato il mio interessa per le sue ricerche e le sue narrazioni che disegnano l'orizzonte urbanistico di città e società;

Infine lo studio MVRDV è interessante per le continue sfide concettuali in grado di generare sentimenti contrastanti, MVRDV si ama o si odia.


TOYO ITO

Mediateca di Sendai





International Museum of the Baroque, Messico





REM KOOLHAAS - OMA

Fondazione Prada a Milano





sede dell’Axel Spinger a Berlino





MVRDV

The Imprinting






UNStudio
Lighthouse Danimarca






Museo della Mercedes Benz, Stoccarda













mercoledì 8 novembre 2023

I sei Layer

IPOTESI DI LAYER

Dopo vari studi e schizzi, basati sui campi precedentemente evidenziati, è venuta fuori una soluzione che rispetti il masterplan dell'Arch. Viganò.


IPOTESI BASATE SU VOLUMI LIBERI




IPOTESI BASATE SUL MASTERPLAN ORIGINALE


Layer dei percorsi: basato su 2 campi che seguono ipoteticamente il MAXXI e due campi che seguono l'asse del masterplan originale


Layer degli spazi aperti: basato come logica sul layer dei percorsi. Dagli spazi aperti possiamo rileggere due tipi di percorsi, due principali, ortogonali tra loro che spezzano e rendono permeabile il lotto e percorsi secondari.



Layer degli edifici: in pianta rispettano le dimensioni massime del masterplan originale, i campi sono i medesimi del masterplan e vengono tagliati dai campi del MAXXI.

Un quarto layer si può rileggere nella geometria dell'edificio. Un'onda continua che viene tagliata dai percorsi principali.

La particolarità di questa geometria sono i punti di vista; l'idea è quella di creare un edificio che si possa vivere non solo per le sue funzioni interne, ma anche passeggiando. La fondazione è stata idealizzata come un flusso, un onda(ta) fresca.

















domenica 5 novembre 2023

Imprinting

Luoghi impressionanti

Nato in Cile, vissuto in continua oscillazione tra i monti Sibillini, tra un piccolo paese arroccato medievale di nome Costacciaro e la storia di Roma; tuttavia, il luogo che maggiormente mi ha formato caratterialmente è diverso, in me scorre nelle vene vivo e autentico ogni giorno e con frequenza percorro i miei 230 km per raggiungerlo. Si tratta di San Benedetto del Tronto, cittadina famosa ahimè per le preselezioni di Miss Italia, ma anche centro importante culturale dove si svolgevano e svolgono rassegne cinematografiche, concerti, spettacoli. San Benedetto del Tronto è la Miami “de noantri”, con la sua famosa riviera delle Palme, il molo lunghissimo dove vengono ospitate delle sculture fatte sugli scogli e il porto dove ogni mercoledì e venerdì attraccano i pescherecci. E’ proprio da qui che nasce il mio imprinting, fatto di percorsi, odori, sguardi, rumori, sensazioni tattili.


Eh si, con mio nonno e successivamente mio padre, sveglia all’alba, niente colazione e di corsa al porto in bici, un’Adriatica arancione, alle 6.00 scaricano il pesce! È una corsa veloce, attraverso la parte pedonale del Viale delle Palme, il decumano, svoltando per la Rotonda Giorgini dove insiste una grande fontana sempre attiva contornata da bellissimi fiori colorati incrociando quindi il cardo; slalom tra le bancarelle e via per il grande porto, dove ci accolgono gli enormi cantieri navali, le gru, gli operai.

Ecco il mercato del pesce, il chiacchiericcio assordante della gente, le strilla dei pescivendoli, l’odore buono del pesce fresco mischiato al tanfo della nafta delle imbarcazioni, i colori sgargianti del pesce su casse bianchissime.

Non ho una foto del mercato ma questa è ripresa dal mercato vedendo il mare.



Finito. È ora di colazione e di andare in spiaggia, lo iodio fa bene ai bambini la mattina presto! Di corsa ripercorriamo il tragitto al contrario, passiamo a casa a lasciare il pesce e di corsa in spiaggia, la prima, quella vicina al centro e vicino alla casa. Per un bambino piccolo, che vive tutti i giorni in città in 4 mura, il must era fare colazione al mare. Io la facevo su un pedalò giallo e con la mia tazza gialla...in quel momento, per me succedeva qualcosa che è difficile descrivere in poche parole. Calma, silenzio. Il mare piatto di un blu intenso tagliava come una lama la spiaggia bianca dal cielo azzurro privo di nuvole. In lontananza si vedeva qualche ultimo peschereccio attraccare al porto, ma nient’altro. La foto è di me molto piccolo.

Piccole timide onde tracciavano sinuose linee sulla sabbia bianchissima, decorate da una spuma leggera che in fretta spariva e dalle conchiglie che spezzavano la continuità, le orme impresse sulla sabbia bagnata e subito cancellate, tutto era presente e già passato. Ok, nella mente di un bambino è sabbia, mare, latte con nesquik, la consapevolezza verrà col futuro.


Ora di pranzo, noi eravamo una di quelle famiglie che composti si andavano a spogliare nella cabina dello stabilimento, riponevamo le borse e i giochi e andavamo a casa a cucinare. Persino le cabine dello stabilimento, o come si chiamano nelle marche, delle concessioni è importante nel mio ricordo. Piccole, bianche, non rasate e stuccate ma verniciate alla bene e meglio, con porticine rosse e bianche; tante piccole “scatole” adibite a bar, angolo della pizza, cabine degli spogliatoi, bagni e infermeria, tutto collegato con pavimenti di color verde bosco, tutto connesso con una precisione chirurgica. La casa, quasi sempre presa in affitto, era vicino al contesto balneare e al centro storico.


Il tempo ora scorre lento e mi accorgo che il grande vialone pedonale ospita due filari importanti di palme, che si perdono all’orizzonte per quanto è lungo il percorso. Ad un occhio più attento, ci si può accorgere che non vi sono ai lati del viale, due pinete, ma un’unica pineta interrotta da questo nastro di palme. Un nastro che connette a casa, oppure alla grande fontana.



La fontana è un nodo importante perché abbiamo molteplici diramazioni che ci accompagneranno al paese vecchio, al porto, al molo, alla spiaggia. La grande fontana, questo nodo importante. Ora andiamo verso casa, ma ben presto mi dirigerò con i miei amichetti dell’epoca, alla pineta, dove ci stanno i giochi e gelati, e persino un carretto con l’asinello che va avanti e indietro continuamente.  Una partita dopo l’altra perdo la cognizione di causa, passano le ore, tra altalene, videogame, acchiapparella.

È ora di andare, sempre in bicicletta, con mia madre e mio padre, al molo, una lunghissima passerella di 1000 metri piena zeppa di arte. Abbiamo il MAM, Museo dell’Arte sul Mare, dove degli artisti designati, possono comprare uno scoglio della banchina e scolpirlo e lasciare un segno di se. In lontananza vediamo qualcosa di strano, un grande basamento regolare, bianco, con sopra un enorme cerchio e un gabbiano, di metallo nero.

È questa la vera essenza del mio cambiamento avvenuta in età matura. Inizia con una serie di percorsi, una quotidianità fatta di luoghi riconoscibili, di odori familiari, di colori in movimento e finisce al monumento sul molo sud a Jonathan Living Stone. Il gabbiano Jonathan rappresenta tutti coloro che non si accontentano di una vita comune, dedita ad attività materiali e protesa verso un egoistico benessere: egli vuole di più, perfeziona le sue tecniche di volo, esplora cieli sconosciuti, sperimenta nuove evoluzioni, si pone sempre nuovi obiettivi da raggiungere in un continuo superamento dei propri limiti; è determinato nella sua ricerca, nonostante gli inevitabili fallimenti e le delusioni, e vince, contro lo scetticismo degli altri gabbiani, la sua sfida.


Il suo è un invito a cercare con coraggio altri mondi e altre esistenze. Essenziale è la consapevolezza che è possibile realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni, creando qualche cosa di nuovo e importante, da trasmettere in dono agli altri. Proprio per questo è stato il mio imprinting inconsapevole, donato dai miei genitori a me.


È tardi, ora di tornare a casa, che palle!!! Ritorniamo in sella alle biciclette e con lentezza rassegnazione, ci avviamo a casa, ma non è proprio così brutto il rientro. Il nodo principale è sempre la fontana, che raggiungiamo e ci soffermiamo ad osservarla, ora è cambiata, le caldi luci accentuano i giochi d’acqua, il faro militare illumina e squarcia la notte.  


Lungo il viale del rientro, palme, tante palme e tante statue di arte moderna e contemporanea. 

Un capriccio, un gelato e via a casa.

Questa era la mia routine che ho vissuto da 0 a 16 anni; successivamente la cittadina mi stava stretta, sperimentai altro, ma a 32 anni, esattamente 16 anni dopo, il mio cuore si è riavvicinato a San Benedetto ritrovando gli stessi odori, percorsi, colori, aggiornati in chiave moderna ma pur sempre segni di un passato che rimarrà nel mio cuore.



Il tempo dell'attesa


Di Lucio Fontana

 

Ma che cos’è l’attesa? È il tempo dell’assenza, che presuppone un presente e un futuro. Si tratta di un lavoro concettuale, perché ciò che sta dietro a una di queste opere è la parte più importante. L’operazione artistica consiste nello sfondamento della tela, attraverso un taglio e\o buco creato nella materia, così come San Benedetto del Tronto è tagliata di netto.



La ricerca espressiva