L'opera di MVRDV simboleggia la
svolta significativa dell'architettura olandese nell'ultimo decennio del secolo
scorso, guidata da cambiamenti economici, sociali, politici e ideologici.
Questa trasformazione riflette una nuova forma di democrazia con coinvolgimento
cittadino e un impatto delle moderne reti di comunicazione. Il sociologo Ulrich
Beck identifica questo passaggio da una "prima modernità" basata
sulla nazione-stato a una "seconda modernità" che cerca spazi più
ampi, ridefinendo concetti di architettura e urbanistica.
Questa evoluzione teorica si
traduce in cambiamenti concreti nel profilo delle città e nel paesaggio urbano
olandese. Giovani architetti, tra cui MVRDV, UN Studio e altri, emergono come
protagonisti di un'architettura "antidogmatica" e innovativa. Rem
Koolhaas gioca un ruolo chiave nel dirigere l'attenzione internazionale su
questa nuova produzione architettonica, influenzando la critica e il pubblico.
Il rinnovamento del linguaggio
architettonico inizia negli anni '90 con eventi come il simposio di Koolhaas a
Delft e la partecipazione olandese alla Biennale di Venezia. Questi eventi
alimentano una consapevolezza critica della crisi di valori e la necessità di
alternative alla tradizione moderna. La definizione culturale di
"Modernism without Dogma" emerge come risposta a una visione
tradizionalista. La giovane generazione di architetti olandesi interpreta
liberamente il modernismo, risultando in un'architettura inventiva, priva di
dogmi e ricca formalmente.
Gli anni della formazione
Winy Maas, Jacob van Rijs e
Natalie de Vries si laureano presso l'Università di Tecnologia di Delft nel
1990. Dopo aver collaborato con importanti studi d'architettura europei, nel
1991 partecipano e vincono il primo premio al concorso Europan 2, proponendo un
intervento di riqualificazione di un quartiere berlinese del XIX secolo. Questo
successo segna l'inizio del loro percorso come gruppo MVRDV, acronimo derivato
dai loro nomi.
Il periodo formativo del gruppo è
fortemente influenzato dalla collaborazione con studi come Martinez Lapeña
& Torres a Barcellona, Mecanoo a Delft e soprattutto, OMA a Rotterdam. Essi
collegano le loro esperienze a OMA con concetti come la cultura libraria, l'uso
di differenti collaboratori, e l'importanza della comunicazione in
architettura. La comunicazione, secondo loro, accelera il pensiero e apre
diverse possibilità attraverso l'uso di media diversificati.
Koolhaas gioca un ruolo chiave
nel periodo formativo del gruppo, offrendo un approccio teorico e analitico
alla metropoli contemporanea. Koolhaas vede la città come un insieme
disordinato di forze contrapposte, dove l'armonia è assente e ogni parte è diversa
dalle altre. La risposta progettuale proposta è il costante tentativo di
superare le discordanze, creando nuovi sistemi di connessioni logiche tra
specificità architettonica e instabilità programmatica.
Il concetto di Koolhaas è di
aderire il più possibile alla realtà, senza preconcetti morali, e di
investigare le dinamiche interne della città, comprese le antinomie e gli
aspetti banali. Questo approccio permette un intenso scambio con il contesto,
fondamentale per comprendere, migliorare o modificare il progetto.
Il gruppo MVRDV riconosce
l'influenza di Koolhaas nel loro percorso, specialmente nella lettura della
metropoli e nell'approccio antidogmatico. La fresh generation olandese, e in
particolare MVRDV, estende le potenzialità di questa posizione ideologica e
progettuale, esplorando nuove ipotesi e sentieri conoscitivi/ideativi.
Il metodo di lavoro di MVRDV si
basa sull'applicazione del datascape, definito come "pragmatismo
sublimato", con riferimenti ancora una volta a OMA. Winy Maas, già durante
la sua collaborazione con Koolhaas, dimostra un'abilità particolare nello
sviluppare complessi diagrammi e strategie progettuali.
Il datascape di MVRDV sospende
l'essenza dell'intuizione artistica, ma con una notevole libertà decisionale
nella manipolazione dei dati. Il gruppo adotta un approccio inclusivo,
raccogliendo un'enorme quantità di informazioni durante la ricerca estensiva e
interpretando selettivamente questi dati nella fase progettuale.
L'uso generalizzato dei dati
diventa il fondamento per la creazione di complessi diagrammi, grafici
informativi e rappresentazioni tridimensionali. La creatività di MVRDV non si
esprime come l'invenzione di nuove forme, ma come l'indagine e il riesame dei
vincoli esistenti.
I progetti iniziali di MVRDV si
distinguono per la trasformazione singolare e iconica dei rispettivi programmi,
affrontando temi urgenti come la "congestione". Il loro approccio
progettuale antidogmatico fornisce risposte concrete e sorprendenti, liberando
la creatività da preconcetti.
La chiarezza del processo
progettuale di MVRDV è evidenziata dalle tavole diagrammatiche che spiegano la
logica del percorso ideativo senza svelare completamente il segreto dei
progetti. Il datascape viene considerato uno strumento per identificare "campi
gravitazionali" nell'apparente caos dello sviluppo urbano, consentendo un
controllo attivo sulle normative che governano la prassi progettuale. Questo
approccio permette di analizzare e discutere le restrizioni imposte dalla
società, dalle regole o dalle leggi, portandole alla luce attraverso una
metodologia di progettazione basata sull'uso della tecnica e sull'osservazione
attenta del contesto.
THE IMPRINT
Il progetto
"The Imprint" di MVRDV,
una struttura di intrattenimento a doppia identità, costituisce il cuore
pulsante di un nuovissimo centro turistico a Seoul, in Corea del Sud. I due
edifici gemelli, noti come "Wonderbox" e "Nightclub",
condividono un linguaggio architettonico unico. Un'elegante macchia dorata, che
fluttua sopra l'edificio, segna con fierezza l'ingresso del Nightclub e
definisce lo spazio della piazza antistante.
Il concept alla base del design
di "The Imprint" scaturisce da una domanda essenziale: è possibile
concepire una facciata che interagisca con l'ambiente circostante anche in
assenza di aperture finestrate?
Il progetto raggiunge tale scopo
riflettendo le facciate degli edifici circostanti nell'insieme, come se fossero
"drappeggiate" sopra le forme semplici della costruzione, creando un
effetto di ombra e un motivo rilevato simile a un disegno inciso.
"Posizionando, in un certo
senso, gli edifici circostanti nelle facciate dei nostri edifici e nella piazza
centrale, stabiliamo un collegamento tangibile tra The Imprint e i suoi
dintorni", afferma Winy Maas, Preside e Co-fondatore di MVRDV. "Ciò
assicura coerenza. Paradise City non è una serie di oggetti singoli come Las
Vegas, ma bensì una vera e propria città."
Per ottenere l'effetto desiderato
delle facciate degli edifici circostanti, la struttura di The Imprint è
composta da pannelli di cemento rinforzato con fibra di vetro. Considerando che
molti dei 3.869 pannelli sono unici, la realizzazione ha richiesto la creazione
di stampi individuali basati sui file di modellazione 3D forniti da MVRDV
durante la fase di progettazione. Dopo l'installazione, questi pannelli sono
stati dipinti di bianco per accentuare il rilievo nel design.
La presenza della macchia dorata
emerge come l'elemento più distintivo e affascinante del progetto, catturando
l'attenzione dei passeggeri in arrivo all'aeroporto di Incheon. L'effetto
dorato si ottiene in modo semplice, sostituendo la vernice bianca con una
dorata, e viene enfatizzato grazie all'illuminazione notturna delle facciate:
mentre la parte principale della facciata è illuminata dal basso, la macchia
dorata è risaltata da un'illuminazione proveniente dall'alto. Winy Maas
commenta, "Abbiamo praticamente spruzzato d'oro questo edificio vergine.
Ciò crea l'illusione che l'ingresso sia baciato dal sole anche durante le ore
notturne, accogliendo i passeggeri in arrivo con un benvenuto luminoso sopra
l'oceano."
Le entrate, dove le facciate si
sollevano come tende svelando soffitti specchiati e pavimenti in vetro,
irradiano un senso di emozione che si svela all'interno. "La riflessione e
la teatralità si fondono armoniosamente," conclude Maas. "Con il
nostro design, dopo le esuberanze notturne, durante il giorno si instaura un
silenzio quasi zen. Penso che Giorgio de Chirico avrebbe desiderato
dipingerlo."
La scacchiera
Alla base dell'ideazione dei "pezzi" della scacchiera vi è uno dei processi da cui nascono la maggior parte dei progetti di MVRDV: Comunicare, Connettere, Estrudere, Ruotare, Appendere, Sollevare.
Ho quindi ipotizzato di lavorare con MVRDV e sulla base di queste indicazioni e sul loro processo creativo, sviluppare il progetto. Di conseguenza, il primo elemento deriva dalla macchia d'orata, ora recisa al corpo principale che origina un secondo elemento interessante, ho quindi riproposto il drappeggio degli edifici all'interno.
Il terzo e quarto pezzo della scacchiera, sono il risultato della sottrazione di un volume centrale.
Con questi quattro semplici pezzi è stato possibile immaginare tre architetture differenti, pensando e ipotizzando immedesimarsi in altri architetti.