domenica 29 ottobre 2023

Trame per il progetto

 Il primo campo su cui siamo andati a lavorare è determinato dalla forza del MAXXI che giace di fronte la nostra area. 

Abbiamo pensato ad una serie di flussi che si intrecciano nel MAXXI e si liberano nella nostra area, con un'andamento che ipoteticamente l'Arch. Zaha Hadid avrebbe potuto immaginare. 

L'area del MAXXI è importante ed è un grande campo gravitazionale dal punto di vista artistico, in grado di modificare l'assetto urbano anche delle aree limitrofe.


Secondo campo della nostra analisi è relativo all'ambiente naturale o urbano del costruito esistente. 

Abbiamo riletto una trama fatta di linee perpendicolari tra loro e diagonali; nel masterplan dell'Arch. Viganò, gli edifici sono orditi sulla giacitura di Via Guido Reni, la nostra idea è quella di ruotare le linee di 45° (perpendicolari a Viale del Vignola) realizzando quindi una trama che rispecchi l'ambiente urbano.



Il terzo campo è in risonanza con gli edifici esistenti, che una volta demoliti, possano essere richiamati e ricordati.



Studenti: Sofia Mariannella e Aureliano Mathias Pizzini




mercoledì 25 ottobre 2023

Ruggero Lenci

Ruggero Lenci

Architetto e professore di architettura, insegna Composizione architettonica e urbana alla facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma. All’attività accademica affianca da anni un’intensa attività artistica correlata alla precedente ma in grado di distinguersi per le valenze artistiche ed estetiche, che fanno di Lenci un originale e riconoscibile interprete dell’arte plastica.


Periodi e Soggetti: la scelta di Lenci è per un’arte plastica, al di là di superate distinzioni tra scultura, architettura e pittura; partendo dall’eredità costruttivista delle avanguardie storiche; le sue sculture scomponibili della serie “Morfemi dinamici” assumono una forte impronta di tridimensionalità anti prospettica. I temi pittorici spaziano dal paesaggio alla ritrattistica, all’umanità astratta: in questo ultimo tema si distinguono la serie “Ascot”, dipinta in più versioni, tecniche e dimensioni (fino a 210 x 250 cm), e la serie “Campo Marzio” (misure 200 x 300 cm).


Tecniche: acrilico su tela; alluminio, ottone, ottone dorato e argentato, oro.

Altamira e farfalle, tecnica mista su tela, 100x150, 2015

 

Metamorfosi 3, inchiostro su cartoncino, 21x15, 2014






Concorso Nazionale per 720 alloggi alla Città Militare della Cecchignola,2010



Domanda: Molti suoi progetti riguardano il tema del social housing, tema ad oggi molto attuale, a Roma l’esperienza del social housing ha avuto esiti non sempre positivi, pensando a Tor Bella Monaca, Quartaccio, Corviale, questi luoghi risultano molto lontani dall’idea di sviluppo e integrazione sociale. Secondo lei questi esiti negativi derivano da come sono stati progettati, dall’architettura di questi spazi o da problematiche sociali che vanno ben oltre l’architettura? Cosa rende dunque un progetto di social housing un vero intervento di rigenerazione urbana, in grado di cambiare la dura realtà delle periferie?

 

 

 

 

 

Sofia Marianella, Aureliano Pizzini


mercoledì 18 ottobre 2023

Tre programmi per tre aree

 Aree scelte per i tre programmi di architettura per la TTLine


Il polo artistico Urban Vibe 86

Borghetto Flaminio




Il centro per riabilitazione neuromotoria PARKinART




Luigi Franciosini

 

Luigi Franciosini si laurea nel 1986 presso l’Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura di Roma.

Nel 1988 accede tramite concorso al Dottorato di Ricerca in Composizione Architettonica presso il Dipartimento di Progettazione ed Analisi Urbana della Facoltà di Architettura di Roma. Nel 1994 è selezionato come Fitz - Gibbon Chair Visiting Professor in Architecture presso la Carnegie Mellon University di Pittsburh (USA).

Dal 1996 inizia la sua attività di professore a contratto di Caratteri tipologici e morfolologici dell’architettura presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre.

Nel 2002 ricopre il ruolo di Ricercatore in Composizione Architettonica ed Urbana.

Dal dicembre 2012 è professore straordinario di Progettazione Architettonica ed Urbana presso la medesima facoltà, oggi Dipartimento di Architettura.

Dal 2013 fino ad oggi Luigi Franciosini ha svolto attività di ricerca e didattica nell’area della Progettazione Architettonica ponendo particolare attenzione al rapporto tra progetto e contesto nei suoi riflessi storico-archeologici e paesaggistici.

Un interesse che si inserisce in una tradizione di pensiero che l’allora Facoltà di Architettura e oggi, a seguito della riforma, Dipartimento d’Architettura di Roma Tre, ha perseguito integrando il lascito di sensibilità e sapienza dei maestri fondatori (Paolo Marconi, Mario Manieri Elia, Antonino Giuffrè, Vieri Quilici e Francesco Cellini), con esperienze maturate in altre importanti realtà europee. Un’opportunità di ricerca che ha assunto sempre più carattere nazionale ed internazionale, coinvolgendo progressivamente università italiane e straniere.

Un’esperienza che è stata accompagnata da una costante sperimentazione della didattica dei corsi ordinari, nel coordinamento di laboratori di tesi di laurea e nelle attività connesse al terzo livello (WS, Corsi di perfezionamento, Master e Dottorato) e da una intensa attività di conferenze svolte sul tema in ambito nazionale ed internazionale.

In riferimento a ciò, la convergenza di affinità culturali, di curiosità scientifiche, e le passioni personali hanno man mano accresciuto competenze e abilità di dottorandi, assegnisti, laureandi, dando luogo ad una unità di ricerca operante nel nostro Dipartimento.

Su questo argomento nel 2015 Luigi Franciosini ha organizzato e curato, presso il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, le Giornate di studi dal titolo Architettura e Patrimonio, progettare in un Paese Antico, nelle quali sono confluiti contributi nazionali ed internazionali.

Un’attività di ricerca, come dicevamo, integrata alla didattica e alla sperimentazione progettuale in cui prevale una visione aperta, dinamica, che ricerca corrispondenze e nessi tra ambiti scientifici ed umanistici, luogo di convergenza dei diversi saperi, e che si situa in un campo di interazioni disciplinari ampio e fisiologicamente evolutivo, orientato verso la comprensione e la valorizzazione del patrimonio, che comprende il territorio abitato, l’evoluzione della forma della città, la sua rivitalizzazione e attualizzazione e il suo reinserimento attraverso l'innovazione tecnica nel contesto degli usi, delle necessità sociali, culturali e pratiche, attuali e future.

Tali interessi convergono su due principali temi di riflessione integrati l’uno nell’altro:

forma della terra e principi insediativi: un campo di ricerca teso a riconoscere il valore strutturale della forma fisica come fondamento e identità del territorio abitato e della città: riconoscere nelle forme della natura, della topografia, della geologia, l'origine dell'organizzazione delle strutture umane;

 

Didattica e ricerca

L’attività, in coerenza con le esperienze teoriche ed applicative, ha proposto un indirizzo culturale e una sperimentazione progettuale in cui si evidenzia una metodologia che vede il territorio (nei suoi tratti fisici ed antropici) e il paesaggio (come manifestazione narrativa del tempo nello spazio), strettamente integrati a definire una strategia operativa rivolta alla conoscenza, alla valorizzazione ed attualizzazione del patrimonio costruito.

Un approccio didattico rivolto a stimolare la capacità di interrogarsi sulla natura dei fenomeni, che sappia riconoscere la struttura originaria ed essenziale dei principi costituenti il fare architettonico: risalire dalla complessità verso l’essenzialità archetipica degli elementi di base.

E’ sulla tettonica dell’architettura, sulla dialettica tra ideazione e formalizzazione, sul rapporto tra luogo e paesaggio, che si orienta il programma formativo.

In questo quadro, da un lato il territorio (nel suo restituirsi attraverso segni visibili e memorie evocanti) assume un ruolo centrale mediante il quale il procedimento ideativo prende avvio: esso legittima il progetto spiegandone le ragioni, il suo radicamento fisico e simbolico nel reale.

Dall’altro, si afferma la necessità di dimostrare come l’architettura non possa che scaturire da come la forma deve essere fatta, in una continua ricerca di coerenze tra ragioni di costruzione, di organizzazione e di misura.

Progettare nell'antico: un campo di ricerca che si propone di sviluppare metodologie di analisi interpretativa dei contesti umani e dei paesaggi, indirizzate al

riconoscimento della preesistenza archeologica, storica e monumentale, della cultura insediativa in genere, per una corretta e consapevole strategia operativa.

Una metodologia che si propone di applicare il progetto nella trasformazione della città esistente e nelle nuove forme dell’abitare, con consapevolezza storica nella lettura delle grammatiche insediative per lo sviluppo sostenibile della città.

In riferimento a queste attività vanno segnalati, tra gli altri, i seguenti volumi: Archeologia e Progetto, paesaggi antichi lungo la via Clodia, Gangemi Editore, Roma 2014 (terzo volume di una serie dedicata al tema) e la cura del volume Architettura e Patrimonio: progettare in un paese antico, Mancosu Editore, Roma 2015.

Va ricordato, inoltre, il suo interesse al tema dell’architettura funeraria, di cui è già apparsa, nel giugno 2011, la monografia Cimiteri (Mancosu Editore), che anticipa la più importante opera del Manuale dell’Architettura Funeraria la cui uscita è prevista per 2019.

Infine è da segnalare la sua partecipazione come responsabile per la progettazione architettonica al programma di ricerca “Solar Decathlon”, “Expo dopo Expo” e “Piranesi Prix de Rome. Il Disegno della Nuova Via dei Fori Imperiali”, attività che hanno ottenuto riconoscimenti di rilevanza internazionale sul tema dell'architettura sostenibile a basso consumo energetico e sul tema architettura per l’archeologia

Luigi Franciosini svolge attività didattica nel Dipartimento di Architettura di Roma Tre, sia nel Corso di Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura sia nella Laurea Magistrale in Progettazione Architettonica. Dal 2002 coordina il laboratorio di Tesi di Laurea in Progettazione Architettonica: molti progetti da lui coordinati nella qualità di relatore hanno ottenuto riconoscimenti nazionali ed internazionali. Un'importante e continua attività che, per il triennio in esame, ha prodotto 84 progetti di laurea nell’area disciplinare. Dal 2013 Luigi Franciosini è membro fondatore del Dottorato Architettura, Innovazione e Patrimonio. Progettare in un paese antico, scuola dottorale costituita dal Consorzio Argonauti (Politecnico di Bari) e dall’Università degli Studi di RomaTre (Dipartimento di Architettura). In questo ambito Luigi Franciosini è stato responsabile di quattro tesi dottorali.

Relativamente ai suoi impegni negli organi e commissioni di governo in seno al Dipartimento di Architettura, dal 2013 Luigi Franciosini è stato membro componente della Commissione programmazione attività di ricerca. All’interno di questo organismo, s impegnato ad identificare, con chiari intenti strategici e metodologici, le linee di ricerca caratterizzanti l’identità culturale, tecnico-scientifica del Dipartimento, integrando, all’interno di tre macro-aree, discipline naturalmente convergenti nell’obiettivo di contenere e canalizzare la diversificazione degli interessi culturali all’interno di un approccio multidisciplinare coerente e sinergico. Dal 2015 è presidente della Commissione didattica.

Inoltre, tra le altre attività, nell’ambito della costituzione delle Unità di Ricerca operanti nel Dipartimento di Roma TRE ha promosso e curato la costituzione del Gruppo di Ricerca Permanete: Progetti e Contesti.

Nel 2017 è membro fondatore del Gruppo Internazionale di Studi ICADA, International Center for Architectural Design and Archaeology che vede le sedi del Dipartimento di Architettura (Università di RomaTre), la Escuela Técnica Superior de Arquitecura, Universidad de Valladolid e la Faculdade de Arquitectura Universidade do Porto (FAUP), impegnate sin dal 2003 a collaborare sul tema del rapporto tra architettura e archeologia.

Infine, dal 2013, Luigi Franciosini è responsabile del Corso di Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura, attività di coordinamento dell’attività didattica, impegno svolto in sintonia con la ri-programmazione dell’offerta formativa del CdL con l’obiettivo di affrontare e risolvere le criticità funzionali ed organizzative relative all'andamento del corso di studi.

Luigi Franciosini in questi ultimi anni ha svolto attività di progettazione che si è prevalentemente prodotta in ambito concorsuale nazionale ed internazionale. Si evidenziano i seguenti prodotti: come responsabile per la progettazione architettonica dell’unità di ricerca del Dipartimento di Architettura coordinata dalla prof.ssa Chiara Tonelli, il primo e il terzo posto ottenuto, rispettivamente, nell’ambito della competizione Solar Decathon Europe a Versailles (2014) e Madrid (2012), concorso Internazionale per l'abitazione sostenibile tra le Università che promuovono la ricerca nello sviluppo di case a basso consumo energetico. Ha ottenuto il primo posto nel Concorso ad Inviti tra Dipartimenti di Architettura "The dream of Abha" promosso dal Managment of Abha, South Arabia; ha esposto alla Triennale di Milano sul tema “Per ogni ordine e Grado, L’architettura della scuola”.

Ha ottenuto nel 2014 riconoscimenti internazionali quali: progetto finalista al Premio Internacional Ar&pa - IX BIENAL de la Restauracion y Gestion del Patrimonio. Intervencion en el Patrimonio Cultural, per l’Intervencion en el complejo arqueologico de los mercados de Trajano, en Roma, e nazionali per l’intervento di Riqualificazione della Collina della Pace nella borgata Finocchio, segnalazione ottenuta da parte dell’IN/ARCH Lazio, dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e provincia. Alcuni dei suoi progetti sono stati pubblicati su libri e riviste specializzate; Luigi Franciosini ha ottenuto nel 2017 il Prix de Rome per la coll internazionale “Riconnessioni Topografiche nell’Area Archeologica Centrale”.

 

 

 

 

POLO SCOLASTICO DI ECCELLENZA ALBERGHIERO ED AGROALIMENTARE AD ARIANO IRPINO, con Cristina Casadei

 


 



DOMANDA: Nella sue relazione sul Museo della Scienza, propone di conservare il recinto del vecchio stabilimento militare e assumerlo come invaso entro cui cresce il nuovo museo; come si può dunque, creare una relazione con il contesto, con le strade, “l’infrastracturing”, rimanendo chiusi all’interno di un perimetro preesistente. L’idea di piazze urbane e spazio pubblico non è previsto, o è previsto all’interno del recinto?



Studenti: Sofia Mariannella e Aureliano Mathias Pizzini



martedì 17 ottobre 2023

Casa di Matteotti

 Prove di colore


A. Stato di fatto

B. Deciso

C. Neutro

D. Se dobbiamo rovinarla, facciamolo bene

domenica 15 ottobre 2023

Tre aree di interesse

Analisi preliminare di tre aree di interesse per lo sviluppo del programma progettuale

TTLine - Google My Maps

AREE DI PROGETTO


AREA 25.a = Centro Antiviolenza per le Donne
AREA 25.b = Urban Vibe 86
AREA 23 = Centro Antiviolenza per le Donne
AREA 22 = PARKinART
AREA 12 = Lo Sport per Tutti
AREA 5-6-7 = Urban Vibe 86


AREA 25


Nel PRG, alla Carta dei Sistemi e Regole in scala 1:10.000, la zona ricade in Città Storica – Edifici e complessi speciali – Grandi attrezzature e impianti post unitari. 

L’area si trova su Via guido Reni, di fronte alla caserma “Aciarpaglini” dell’esercito italiano, l’area, infatti, è estremamente videosorvegliata e soggetta a vigilanza completa anche data la sua vicinanza al MAXXI. Questa forma di protezione dell’Area risulta adatta a un luogo che di per se dev’essere protetto, ossia il Centro Antiviolenza per le Donne.

L’area inoltre si presta a diventare un polo artistico in grado di aiutare giovani artisti a sviluppare le loro capacità, essendo vicino al MAXXI il polo può diventare uno spazio complementare al museo esistente, che attualmente non offre alcun tipo di attività laboratoriale, le quali potrebbero essere inserite all’interno di quest’area, che potrà collegarsi architettonicamente al museo. Questa destinazione d’uso si ispira al concorso per il Museo della Scienza, che contribuisce a rilanciare il quartiere secondo la sua vocazione di polo museale artistico e architettonico di Roma.

Il concorso internazionale di progettazione per il Museo della Scienza di Roma al quartiere Flaminio: Un area di circa 20.000 mq nel cuore del Flaminio 










AREA 23



Nel PRG, alla Carta dei Sistemi e Regole in scala 1:10.000, la zona ricade in Città Storica – Edifici e complessi speciali – Grandi attrezzature e impianti post unitari. 


Lotto intercluso di estremo interesse. nel passato vi si era svolto il concorso per l'Asi vinto da Fuksas e non realizzato. Di recente è stato bandito sulla stessa area il concorso per il Grande MAXXI.



L’area è anch’essa un’ex area militare.Il lotto è interessante perché è adiacente sia al dipartimento di architettura sia al MAXXI, potrebbe essere un’area filtro tra i due, creando un polo culturale di mediazione tra l’arte e l’architettura con laboratori di pittura, di architettura e appartamenti per artisti. 

Inoltre, per gli stessi motivi indicati nell’area 25,( sicurezza, videosorveglianza) potrebbe essere l’area adatta al centro per donne vittime di violenza.


AREA 22



Nel PRG, alla Carta dei Sistemi e Regole in scala 1:10.000, la zona ricade in Città Storica – Ambiti di Valorizzazione – Tessuti, edifici e spazi aperti. 



Giardini e parcheggio in Viale Pinturicchio. Il lotto, ormai in una situazione di degrado, si trova intercluso tra il lungotevere Flaminio,  Via Antonazzo Romano, Viale Pinturicchio e il Circolo della Stampa di Roma. 

Si tratta di un’area fortemente degradata, che comprende un parco scarsamente configurato e un parcheggio a raso. 

Per la sua posizione è ideale sia per Polo Artistico in quanto se realizzato, potrebbe essere considerato, insieme al Liceo Artistico Via di Ripetta e il MAXXI, un asse artistico di forte interesse, sia per il Centro di Riabilitazione protetto e sicuro per una fascia di popolazione fragile in quanto la posizione strategica piuttosto isolata rispetto agli edifici circostanti, crea un ambiente sicuro e riparato per i degenti.

In entrambi i programmi progettuali, per compensare i posti auto tolti per la loro realizzazione, si prevede un parcheggio pubblico interrato su molteplici livelli. 


AREA 12



Nel PRG, alla Carta dei Sistemi e Regole in scala 1:10.000, la zona ricade in Città Storica – Spazi aperti – Spazi prevalentemente attrezzati per attività sportive e del tempo libero.

È uno spazio intercluso tra il Palazzetto Nervi, l’Auditorium Parco della Musica e lo stadio Flaminio, ora adibito a parcheggio pubblico e parcheggio privato destinato all’auditorium.

La sua conformazione geografica come centro dei 3 poli sportivo/artistico è un luogo strategico per lo sviluppo del Centro Sportivo per Tutti, disabili e non, con corsi sportivi e polo museale.  

Si prevede la realizzazione del Centro Sportivo, di un parcheggio annesso al centro e di parcheggi interrati per compensare i posti auto privati del parcheggio dell’Auditorium. 






AREA 5-6-7


L’area denominata “Borghetto Flaminio”, localizzata a nord di Piazzale Flaminio tra la via Flaminia e le pendici di Villa Strohl Fern, presenta una particolare rilevanza dal punto di vista storico ambientale; sia per la sua posizione, vicino a Piazza del Popolo, che per prossimità con importanti attrezzature pubbliche ed emergenze storico monumentali (Villa Borghese, Casina Vagnuzzi-Accademia Filarmonica Romana, Museo di Villa Giulia). 

Attorno alla metà del Cinquecento, furono introdotte da Papa Giulio III, alcune importanti innovazioni nel tratto Romano della Via Flaminia: la costruzione di Villa Giulia e, come parte del complesso, fu eretta la Chiesa di Sant’Andrea del Vignola, emblematica opera architettonica Classica Rinascimentale. 


Una recente urbanizzazione della zona, post-unitaria , in aree in decadenza di alcune ville, nacquero le prime concerie e laboratori industriali, ma anche studi di artisti, come Mariano Fortuny, nell’area del Borghetto Flaminio.



Si intuisce subito come il quartiere flaminio è stato un quartiere storicamente frequentato da artisti (un prosieguo ideale della zona di via Margutta); un esempio dei suoi storici luoghi è l’immobile che ora ospita l’Associazione Operatori Culturali Flaminia 58, dove l’Architetto Tullio Dall’Anese, lo affittò per il suo studio e ne subaffittò i restanti spazi come studi per artisti. Passarono da qua artisti come lo scultore Edgardo Mannucci, Franco Gentilini, Angelo Modotto, Venanzo Crocetti, Silvio Olivo, Ugo Attardi.

In un’intervista allo Scultore Venanzo Crocetti, lo scultore ci fa comprendere quanto, negli anni Trenta, gli studi ricavati dagli spazi della Villetta dell’Architetto Dall’Anese, fossero poco confortevoli e poco adatti al lavoro d’artista, che faceva vivere i giovani artisti in una sensazione di precarietà.


Una parte importante della storia è L’Osteria dei Fratelli Menghi (ora Caffè dei Pittori), ubicata sulla via Flaminia a pochi passi dagli studi in questione, dove si riunivano gli artisti nel clima entusiastico del dopoguerra, ricco di speranze e di attesa. L’Osteria fu un centro di riunione e scambio culturale, di innovazione e creatività. 



Ciononostante l’area, che è di proprietà di Roma Capitale, presenta ancora oggi un elevato degrado; occupazioni abusive, attività improprie, manufatti abbandonati e fatiscenti.


Nel corso degli anni sono state elaborate numerose proposte di trasformazione dell’area che non hanno avuto esito, sia per la permanenza di attività ed occupazioni, in gran parte illegittime, sia per l’esistenza di un substrato archeologico significativo, documentato da numerosi sondaggi.




Il PRG inserisce l’area all’interno della Città Storica come un Ambito di Valorizzazione C1, definendo obbiettivi e criteri generali di intervento, subordinando le trasformazioni alla redazione di uno Schema di Assetto Preliminare (art. 43 NTA). Nello specifico del “Borghetto Flaminio” il PRG individua i seguenti obiettivi generali:

• riqualificazione dell’area anche con demolizione dei manufatti incongruenti, fatta salva la fascia a ridosso della rupe;
• riprogettazione del fronte sulla via Flaminia con particolare attenzione alla permeabilità pedonale verso lo spazio retrostante e al rapporto con la visuale delle pendici di Villa Strohl Fern;
• ridefinizione di un sistema di percorrenze pedonali e di relazione con le aree verdi;
• valorizzazione del patrimonio storico archeologico presente nell’area.


Non solo architetti, pittori e scultori si sono avvicendati nel quartiere flaminio, infatti, nell’area di mio interesse, Borghetto Flaminio di via Flaminia 86, viveva in una casa-baracca, il poeta Valentino Zaichen, che ha fatto una scelta di vita precisa, che va all’essenziale, al nocciolo, spogliandosi di tutto il superfluo. Dopo la morte del poeta è nato un progetto per valorizzare la casa e trasformarla nella Casa della Poesia, un polo culturale che possa accogliere e dare spazio ad altre forme d’arte.


TIME-LINE DELLE AREE DI INTERESSE


Agosto 2001
Si nota l'inizio della costruzione dell'auditorium


Aprile 2003
Completamento dell'auditorium. Alcuni edifici dell'area T23 sono stati demoliti


Luglio 2005
Nell'area del futuro MAXXI si nota che si sta preparando l'area per realizzare il museo


Settembre 2009
Completamento del MAXXI


Aprile 2023
Non si nota alcun cambiamento significativo. Le aree di interesse sono ferme al 2009



Studenti: Sofia Mariannella e Aureliano Mathias Pizzini

domenica 8 ottobre 2023

Tre ipotesi di programma

Sono due programmi rivolti verso il sociale e la disabilità. Il primo è incentrato sulla disabilità cognitiva, il lento e inesorabile degrado delle persone affette da Alzheimer; il secondo sulla disabilità fisica congenita o dovuta a traumi e a conseguenze menomazioni.
Entrambi i programmi sono volti a integrare funzioni più o meno attive, laboratori in cui la cooperazione e la inclusione sono le parole chiavi. 
Il terzo programma è rivolto al sociale e l'arte, aprendo le porte ai giovani artisti emergenti e gli anziani maestri dell'arte. 
La spinta di tutti i programmi è la condivisione e la cooperazione tra varie fasce di popolazione.
Le tre proposte sono state pensate in stretta relazione con le opere d'arte analizzate nel post in cui sottolineo gli artisti che più hanno ispirato i miei programmi. 


Il ruolo della neuroscienza ha un ruolo fondamentale nella comprensione della malattia e di come l'architettura contribuisce al rallentamento del decadimento.
La driving force del progetto è la creazione di un centro di riabilitazione protetto e sicuro per una fascia di popolazione fragile. 













Il programma incentra la sua progettazione attorno alla cooperazione tra varie  fasce di popolazione e disabili sportivi.
La driving force è la creazione di un'anello mancante tra lo sport agonistici e lo sport per tutti, per disabili, in cui la reale forza è la collaborazione.

L'arte al centro di tutto, l'arte è vita, l'arte è unione.
Si innesta in un panorama edilizio ricco di sport e cultura, quali il palazzetto dello sport, lo stadio flaminio, il Maxxi e l'Auditorium; centri che per loro conformazione non sono laboratori multidisciplinari e non sono usufruibili da chiunque.
La driving force è la creazione di un polo artistico fatto di laboratori di molteplici arti visive e figurative, laboratori di arti e mestieri, gallerie d'arte e teatro. 




Tre artisti che incrociano i miei interessi

In previsione di un programma architettonico volto al un polo multi-artistico le cui fondamenta sono le arti visive innovative e il riciclo di materiali, non posso non citare Alberto Burri la cui arte costituì uno degli esempi più significativi di Informale del secondo dopoguerra, è stato tra gli artisti materici più importanti al mondo. 

Un’arte, quella di Burri, che rinunciò alla tradizionale nozione di “bella pittura”, abbandonò l’antico strumento del colore ad olio, adottò materiali poveri rivestendoli di valenze esistenziali.

Burri combatté durante la Seconda guerra mondiale come ufficiale medico e fu prigioniero di guerra nel 1944 in Texas, dove iniziò a dipingere e tornato in Italia, alla fine del conflitto, decise di lasciare la professione medica per dedicarsi unicamente all'arte.

A partire dal 1948-49, polarizzò il suo interesse sulla vitalità organica ed espressiva della materia, iniziando a utilizzare catrame, smalti, sabbie e applicandoli alle sue tele. 

Oggi Burri è giudicato un maestro; quando iniziò la sua ricerca, negli anni Quaranta, dovette fronteggiare scetticismo, sarcasmo e insulti. Critiche cui Burri era solito rispondere con il silenzio. 


I sacchi

Fu tra il 1950 e il 1952, che Burri iniziò a realizzare i suoi celebri “sacchi”, ottenuti cucendo vecchie pezze di tela di sacco, di grana e colore differenti. Sacco 5P, del 1953, è una delle sue tante opere ottenute con tele di juta, quella dei sacchi destinati a contenere generi di prima necessità.

Pezzi di tela rattoppati sono cuciti secondo una sostanziale simmetria; gli effetti cromatici, plastici e materici sono affidati alle diverse tonalità e agli spessori dei sacchi. Compare, sulla destra, anche una vistosa lacerazione verticale, con tracce di vernice rossa.



Le lacerazioni di Burri sono “squarci”, prodotti da un atto di forza e di violenza. E non è sicuramente un caso che il colore (rosso) sia stato destinato proprio a questa parte del sacco: esso, metaforicamente, allude al sangue della carne ferita e trasforma lo strappo in una dolorosa lesione.




Gli stessi squarci e rattoppi, la vernice rossa, mi hanno fatto riflettere al dolore che ogni persona porta in se, sia fisico che psicologico. La juta può essere visto come un contenitore, una memoria di se stessi. Lacerazioni, fori, cuciture...questo contenitore sta per svuotarsi e dobbiamo porre un freno al lento decadimento della tela della vita.

Da un punto di vista personale, trovo quest'opera come metafora della pelle, ormai invecchiata e logora, stanca e piena di cicatrici. 


Sicuramente un'altro artista che viene incontro ai miei interessi sia progettuali che intellettuali, è Christo, uno dei più grandi artisti degli ultimi sessant’anni e ha segnato l’arte del Novecento, insieme alla sua immancabile donna di vita, la moglie Jeanne-Claude.

Christo Javacheff nasce a Gabrovo in Bulgaria il 13 giugno del 1935. Nel 1956 completa gli studi all’Accademia di Belle Arti di Sofia. Nel 1965 Christo soggiorna a Praga per sei mesi e l’anno successivo completa un semestre di studio all’ Accademia di Belle Arti di Vienna. 



Nel 1958 si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con una realtà artistica particolarmente significativa e dove incontra Jeanne-Claude Denat de Guillebon che diverrà sua moglie nello stesso anno. Nel 1958 Javacheff Christo aderisce al gruppo del Nouveau Réalisme fondato da Pierre Restany. Di questo periodo sono le sue prime opere come i “Packages “ ed i “Wrapped Objects”. 



Celebre artista rivoluzionario noto per i suoi impacchettamenti, dove vedeva inizialmente, nell’impacchettamento, un mezzo per conoscere meglio l’oggetto e per ridurlo all’analisi delle sue qualità essenziali: forma, materiali, aspetto della superficie.


Christo e sua moglie Jeanne-Claude lavorarono a molteplici progetti artistici, come il Muro di barili di petrolio, 42.390 Cubic Feet Package dove l'arte era nella realizzazione di palloni gonfiabili all'interno di un involucro in polietilene e successivamente Scatole Impacchettate, dove scatole simili a pacchi postali, celavano una sopresa: se il collezionista avesse aperto l'opera, avrebbe trovato un biglietto con scritto "hai appena distrutto un'opera d'Arte".


Celebre è anche l'installazione Valley Curtain, dove a Rifle, nel Colorado, la coppia di artisti installarono un'enorme tenda arancione tra due catene montuose che scorrono parallele.


È probabilmente il più famoso degli impacchettamenti di Christo e Jeanne-Claude, nonché quello che ha richiesto più tempo per essere realizzato, dal momento che trascorsero ventiquattro anni dall’ideazione all’esecuzione dell’opera. L’idea, come da tipico modus operandi di Christo e Jeanne-Claude, era quello di avvolgere il Reichstag di Berlino, la sede del Parlamento tedesco, con il tessuto di polipropilene: l’operazione si sarebbe anche ammantata di notevoli accenti politici, di fatto "impacchettare un simbolo del potere quale il Reichstag significa porre in evidenza e contemporaneamente abbattere quel simbolo" cit.V.Sgarbi. 

Christo non fornì particolari spunti per l’interpretazione dell’opera, si limitò a rimandare  alle fugaci opere umane, il tessuto, come i vestiti o la pelle, è fragile: traduce la qualità unica della transitorietà.

Come per tutti gli artisti che hanno una loro spiccata cifra stilistica, ci si domanda quale è stata la fonte di ispirazione di questo gesto di Christo. Le possibili ipotesi sono due; la prima potrebbe essere il fascino esercitato su Christo bambino dalle vetrine oscurate per il cambio dell'arredo; possiamo immaginare quali fantasticherie passavano per la sua testa a cercare di intuire quello che i teli oscuranti celavano e le sagome appena accennate dei vetrinisti, erano ragazze o ragazzi, erano belle o brutte e via dicendo. Questo tema  affascinò tanto Christo che quello delle vetrine fu uno dei primi impacchettamenti e forse quello più noto, eseguito in varie dimensioni e colori. Un'altra possibile ipotesi di ispirazione potrebbe  stata "L'enigma d'Isidore Ducasse", opera del 1920 di Man Ray. L'opera consiste in un oggetto misterioso, donde la dicitura enigma, impacchettato e legato con lo spago. Però questa è l'unica opera impacchettata di Man Ray per cui non ne costituisce un carattere distintivo al contrario di Christo che fece dell'impacchettamento il suo modo di fare arte. 


The Floating Piers

Il progetto che in assoluto ha destato la mia curiosità è però realizzato in Italia, sul Lago d'Iseo nel 2016.

Centomila metri quadri di tessuto giallo per creare un grande pontile che univa la cittadina di Sulzano a Monte Isola e all’isola di San Paolo. Cittadini e turisti ebbero l’opportunità di camminare sulle acque, facendo un’esperienza difficile da dimenticare. 

L’opera rimase sul lago per circa un mese, dopodiché tutti i materiali furono smontati e riciclati: come tutti i progetti di Christo e Jeanne-Claude.

I pontili galleggianti del Lago d’Iseo non prevedevano il pagamento di un biglietto d’ingresso, né inaugurazioni, prenotazioni o cerimonie. Per Christo, i Floating Piers erano “l’estensione di una strada” e appartenevano a tutti. 

Per me è Christo è la vera essenza dell'arte, in grado di suscitare enormi emozioni talvolta contrastanti, di violente proteste o di meraviglioso stupore; un'arte rafforzata dalla cancellazione della stessa, perchè l'arte sia fatta di ricordi ed emozioni, di odori e colori, di un sogno ormai svanito.

In questo progetto lui affronta anche il tema del percorso e delle connessioni, tra isole, tra persone e tra ricordi, oltre a sottolineare nuovamente la fugacità delle opere umane.

Guardando le foto dell'installazione ormai svanita non posso non pensare a dei collegamenti, a dei ponti che il tempo fa cedere, spezza e affonda. Quello che rimane è un ombra nei nostri ricordi. 


Un'ulteriore Artista che mi ha colpito per la sua vita rivoluzionaria, tipica di ogni artista, ma con una scintilla aggiuntiva, è Giovanna De Sanctis Ricciardone, scomparsa pochissimo tempo fa.

Il mio terzo programma di progettazione nasce proprio come estensione del suo politecnico, dove, una volta laureata alla facoltà di Architettura, si rifugia. Come fa notare, la figura dell'artista è irta di ostacoli e talvolta non è visto come vero e proprio lavoro, ma quasi come uno svago. La stessa Elisa Montessori in un suo intervento fatto in aula presso questo corso, afferma che "l'ispirazione non esiste, l'artista deve lavorare continuamente, giorno e notte". 

Giovanna De Sanctis Ricciardone, lasciò il politecnico perchè ormai stretto per le sue vedute artistiche e si trasferì a Calvi, in una piccola cittadina Umbra, dove potè aprire la sua galleria e quindi fondare un luogo adatto alla scultura progettuale.  L'arte per lei, è passione, passione proveniente dal nostro "spirito del profondo" che non nutre sempre un accezione positiva; difatti passione deriva dal greco, pathos, sofferenza. 


Trafissioni


Negli anni '70 nasce Trafissioni, un disegno molto forte in cui ribalta l'immagine classica di San Sebastiano trafitto dalle frecce. Infatti non è lo stesso Santo che regge le frecce, ma sono le frecce che reggono San Sebastiano.



Le frecce per Giovanna, sono la materializzazione delle forze e in quanto massa, noi, siamo sottoposti alle forze che ci trafiggono e sono queste forze che ci danno il coraggio di andare avanti. 



Trafitti è un rapporto tra massa e forza, dove Giovanna interpreta l'incastro-contraddizione, ossia la massa che grava sulla terra per forza fisica e la forza che ci trafigge ma ci solleva.

Ho scelto questa opera perchè è un pò il riassunto dei miei tre programmi di progettazione. 

La debole massa corporea che rotta, spezzata, in decadimento cognitivo, sola abbandonata e piena di frecce e di dolore, chiede un aiuto da parte dell'arte per risollevarsi, elevarsi e in qualche maniera diventare opera d'arte di se stessi.

Un opera che suscita in me angoscia e sollievo allo stesso tempo, qualcosa di pesante si libra nel vuoto, magnifico. Ma a che prezzo? La trafissione e il dolore della materia che viene distrutta per poi elevarsi e tornare vittoriosa. 






La ricerca espressiva